Dieta e alimentazione nelle patologie della tiroide

Post pubblicato il 07/04/2022


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Sei affetto da una patologia della tiroide e sei vittima di frustranti esclusioni di alimenti considerati “nemici” della tua tiroide? Scommetto che tra questi alimenti figuravano:





Vero?

Questo post nasce con l’obiettivo di sfatare diversi falsi miti su alimentazione e tiroide. La premessa che vi faccio è che tutto ciò che troverete in questo post non sono miei pareri personali, ma il frutto delle evidenze scientifiche di studi degli ultimi 20 anni e delle linee guida delle maggiori società scientifiche e di endocrinologia.

Questa chiarezza è doverosa per tutte quelle persone affette da patologie a carico della tiroide che ogni giorno si ritrovano a dover fare i conti con tante eliminazioni e restrizioni, molte della quali provenienti da deboli evidenze scientifiche tradformate in leggi rigide (e inutili in moltissimi casi).

Non esiste alcuna dieta della tiroide, esiste solo il buon senso nel condurre un’alimentazione sana e variegata e che non pregiudichi carenze nutrizionali (come ad esempio proprio la carenza di iodio, ma ne parleremo a breve).

Inoltre ci tengo a precisare che, per qualsivoglia motivo vi abbiano proposto una dieta anti-infiammatoria, quest’ultima non ha alcun potere curativo sulle patologie autoimmuni (in relazione alla tiroide mi riferisco alla tiroidite di Hasimoto e al morbo di Basedow), e per “curativo” intendo che purtroppo non esiste alcuna dieta che fa guarire dalle patologie autoimmuni.





Cosa serve alla tiroide per funzionare bene?

Per un buon funzionamento della nostra tiroide sono indispensabili iodio, tirosina, selenio, zinco, ferro e le vitamine del gruppo B. Tutti questi fattori, per diversi motivi, contribuiscono ad un buon funzionamento della tireoperossidasi (l’enzima che forma gli ormoni tireoidei), della produzione degli ormoni T3 e T4 e delle fasi successive (conversione di T4 inattivo in T3 attivo).





Lo iodio

Nel nostro paese la carenza di iodio è diffusissima, più di quello che si pensi. Anche il ministero della salute condivide le linee guida per la prevenzione della carenza di iodio [1],[2]. Il ministero della salute consiglia infatti la sostituzione del sale iodato al sale normale [3].

La carenza di iodio è infatti una delle principali cause di ipotiroidismo non autoimmune. Una carenza di iodio comporta che la tireoperossidasi non riesce a produrre abbastanza ormoni T3 e T4 e il TSH si alza.

Questo spesso porta a confusione, così che chi è affetto da ipotiroidismo autoimmune, ovvero l’Hashimoto, pensa che questo discorso non gli riguardi. Si, è vero che nella tiroidite di Hashimoto la tirode funziona male perché viene distrutta dal sistema immunitario, ma in questo caso (escludendo la breve fase iniziale caratterizzata da iper-tiroidismo e la fase finale in cui la nostra tiroide non produce più ormoni) una carenza di iodio peggiora la situazione, in quanto anche se la tiroide è parzialmente distrutta quella parte ancora funzionante necessiterà comunque di iodio.

Chi invece è affetto da ipertiroidismo non autoimmune o dalla sindrome di Basedow avrà un iper-produzione di ormoni tiroidei. In tal caso invece è da evitare l'eccesso di iodio.

Ma in realtà non dimenticatevi che l’eccesso di iodio è tossico per tutti. In molti studi è stato evidenziato come un eccesso di iodio possa allo stesso tempo causare ipotiroidismo e in alcuni studi è stato evidenziato che possa anche innescare un’ipotiroidismo autoimmune in persone geneticamente predisposte [4].





Ma cosa significa eccesso di iodio? Quali sono i soggetti che hanno questo rischio?

Facciamo il punto della situazione. La maggior parte di noi è carente di iodio (e ricordo che è vero soprattutto nelle donne, in quanto la mammella è un organo che necessità di iodio, quindi la donna rispetto all’uomo a parità di introito di iodio è più soggetta a tale carenza).

Secondo le linee guida il fabbisogno giornaliero di iodio nell'adulto è di circa 150 μg al giorno, 250 μg per le donne in gravidanza e allattamento [5]. Mentre una quantità di 600μg giornaliera e oltre è tossica.

Lo iodio si trova principalmente in alimenti come molluschi e crostacei (circa 100-140μg ogni 100gr di prodotto), molto meno in uova (2 uova intere contengono circa 50μg di iodio) e latte (1 tazza di latte circa 30μg) e yogurt (1 vasetto circa 60 μg) [6].

Seguendo un’alimentazione mediterranea varia e senza eccessi è molto difficile eccedere con la quantità giornaliera di iodio. Il sale iodato inoltre viene consigliato nelle medesime quantità del sale classico, ovvero tra i 2-5gr al giorno (e che consiste in 60-150 μg massimo di iodio al giorno, essendo che ogni grammo di sale iodato contiene circa 30 μg di iodio). Quindi se assumi 10-20gr al giorno di sale, anche se iodato, è sbagliato a prescindere!

Allo stesso tempo è stato ampliamente chiarito che il sale presente nell’ambiente (nei luoghi di mare ad esempio) non viene assorbito dal nostro organismo, quindi non possiamo imputarlo come colpevole in caso di eccesso di iodio [7]. Piuttosto, un eventuale eccesso di iodio è più probabile in soggetti che abusano di integratori e multivitaminici contenenti iodio.

A livello alimentare è invece da non sottovalutare il consumo di alghe. Per vegetariani e vegani che consumano quotidianamente anche solo piccole quantità di alghe (nori, wakame, kombu, ecc…) ricordiamoci che queste ultime contengono quantità elevatissime di iodio, nella maggior parte di queste alghe infatti basta un consumo dai 2 ai 6gr di alga per raggiungere il fabbisogno medio giornaliero di iodio [8].

Questo significa che tali alghe non devono essere consumate? No, solo ridotte e ovviamente non tutti i giorni.





Le crucifere e la soia

L’indicazione più frequente per chi soffre di ipotiroidismo o ipotiroidismo autoimmune è quella di eliminare dalla propria alimentazione le crucifere (broccoli, verza, cavolo, cavoletti, ecc…) e la soia in quanto contengono molecole che hanno la capacità di inibire l’assorbimento dello iodio dalla tiroide.

Ma molti degli studi che fanno notare ciò hanno allo stesso tempo osservato che questi alimenti non hanno alcuna influenza se consumati in quantità moderate e se non c’è alla base una carenza di iodio[9],[10],[11],[12].

Se non c'è una carenza fondata di iodio, non vi è alcun motivo per escludere in maniera totale questi alimenti.

Se mangi 1kg di broccoli e tofu al giorno forse dovresti in primo luogo migliorare la tua attuale alimentazione, perché l’eccesso, anche se di alimenti apparentemente sani, non è corretto a prescindere.

E questo è importante per chi è onnivoro ma ancora di più per vegani e vegetariani! Se ad un vegano eliminiamo buona parte delle poche cose che mangia, non faremmo altro che amplificare altre carenze nutrizionali impoverendo inutilemente la sua alimentazione.





Soia e levotiroxina

Spesso si sconsiglia in maniera assoluta il consumo di soia o bevande a base di soia a colazione se si assume il farmaco levotiroxina. È verissimo che il farmaco deve essere preso a digiuno, ma in realtà è più che sufficiente aspettare almeno 30-60 minuti prima di consumare soia[13].

Ma questo discorso non vale solo per la soia, è necessario prendere il farmaco a digiuno SEMPRE, e aspettare almeno 30-60 minuti prima di mangiare o bere QUALSIASI cosa (caffé compreso) [13], [14].





Il glutine e le caseine

Altra indicazione spesso molto frequente è quella di seguire una dieta anti infiammatoria eliminando glutine e caseine se si soffre di una patologia autoimmune.

Precisiamo innanzitutto che la sola presenza di una patologia aiutimmune non implica automaticamente un eventuale beneficio da queste eliminazioni (anzi, come vedremo a breve molto spesso sono inutili se non dannose).

Ma c'è un razionale scientifico alla base di queste eliminazioni drastiche? Ni, dipende se sono presenti altre patologie o meno.

Glutine e caseine sono due grosse proteine, la prima presente in cereali come frumento, segale, farro, kamut e orzo e le seconda presente nella maggior parte dei latticini e formaggi (di vacca in particolare, con esclusione della ricotta di vacca), compresi latte e yogurt (indipendentemente se siano senza lattosio, in quanto la molecola di cui stiamo parlando è la caseina e non il lattosio).

Alcuni studi associano il consumo di queste proteine ad un peggioramento dello stato infiammatorio intestinale e all'aumento della permeabilità intestinale (peggioramento, significa quindi che alla base questa condizione doveva essere già presente!).





Correlazione tra glutine e permeabilità intestinale

L’infiammazione intestinale cronica comporta un deterioramento di alcune proteine che tengono unite le cellule intestinali, e quindi responsabili di un buona funzionalità e integrità della membrana intestinale stessa. Un peggioramento di questa condizione e l'aumento della permeabilità intestinale viene definito leaky gut. Ci sono diverse correlazioni tra la presenza di questa leaky gut e il peggioramento dei sintomi in chi è affetto da patologie autoimmuni (Hashimoto, psoriasi, artrite reumatoide, ecc...) [15], [16].





Leaky Gut and Autoimmunity: An Intricate Balance in Individuals Health and the Diseased State





Glutine e caseine in molti studi sono stati associati ad un peggioramento della permeabilità intestinale, e a volte chi riduce queste proteine dalla propria dieta riporta un miglioramento dei sintomi. Il grosso limite è che non viene mai effettuata un analisi per capire se, tra la percentuale di soggetti che effettivamente trae giovamento, vi fosse una disbiosi intestinale, un'aumentata permeabilità intestinale e/o un eventuale intolleranza al glutine.

Ad ogni modo, glutine e caseine non sono i diretti responsabili di questa alterata permeabilità intestinale (definita leaky gut), il reale colpevole è l'infiammazione causata dalla disbiosi intestinale (alterato equilibrio della flora batterica nel nostro intestino). Ne deriva che non tutti potrebbero beneficiare indiscriminatamente dei medesimi effetti mediante queste eliminazioni solo perché affetti da una patologia autoimmune.





Chi sono i reali responsabili della disbiosi intestinale e di questa leaky gut? Eccoli:



  • Stress
  • Infezioni batteriche o virali intestinali
  • Eccessi calorici e alimentazione sregolata, ricca in sale e zuccheri, povera di verdura e frutta
  • Alimentazione ricca di alimenti confezionati, additivi e conservanti (merendine, dolci, ecc…)
  • Alimentazione ricca di prodotti processati e ultra-lavorati (affettati, salsiccie, ecc...)
  • Eccesso di farmaci, in particolare antibiotici




  • Tutti questi fattori infiammano il nostro intestino e contribuiscono a creare una disbiosi intestinale, ovvero uno squilibrio tra le specie benefiche e quelle patogene della nostra flora batterica intestinale. A sua volta questo causa un’alterata permeabilità intestinale (leaky gut) [17].

    Il glutine potrebbe, non a tutti, amplificare questo fenomeno, aumentando la permeabilità della membrana, senza esserne però il fattore causale primario. La pecca di questi studi è che sono pochi e su un numero di persone limitato. Alcuni di questi hanno evidenziato una riduzione della permeabilità intestinale mediante una dieta senza glutine esclusivamente in persone celiache o con sensibilità al glutine non celiaca [18],[19], pochi altri studi hanno evidenziato una riduzione anche in soggetti non affetti da celiachia o sensibilità al glutine non celiaca, uno di questi solo in vitro [20],[21].

    In pratica il glutine "potrebbe" agire come benzina sul fuoco. Questo non per tutti, con più probabilità in chi è celiaco, o celiaco senza saperlo o è affetto da una temporanea sensibilità al glutine non celiaca (più propriamente detta "sensiblità al grano") o altre patolgie infiammatorie.

    Ma anche in assenza di intolleranza al glutine, se il mio obiettivo è spegnere il fuoco, perché concentrarmi sull'evitare la benzina invece di correre a prendere un estintore?

    Ecco. La prima cosa necessaria è spegnere quel fuoco! E come? Migliorando per prima cosa qualitativamente l'alimentazione e lo stile di vita, perché pensare di risolvere semplicemente eliminando il glutine non è sufficiente (e non lo sarà mai neanche per tutti!).

    Altro fattore da non tralasciare sono i possibili rischi che una dieta senza glutine comporta. Uno di questi è stato evidenziato in diversi studi in cui si associa la dieta gluten free a cambiamenti del microbiota intestinale. Nei soggetti non affetti né da celiachia né da sensibilità al glutine non celiaca una dieta priva di glutine si è dimostrata deleteria in quanto ha portato ad una riduzione dei batteri benefici per il nostro intestino a favore di specie patogene[22].

    Allo stato attuale, la dieta senza glutine in soggetti affetti da ipotiroidismo di Hashimoto non viene raccomandata, e anzi, sono ancora troppi i dubbi e la possibilitò che potrebbe addirittura incrementare il rischio di sviluppare l’ipotiroidismo di Hashimoto a causa di un impoverimento nutrizionale dovuto ai prodotti gluten free [22].

    In uno studio è stata effettivamente rilevata una riduzione degli anticorpi anti TPO e Tg a seguito di una dieta senza glutine per 6 mesi. In questo studio però parliamo di un campione davvero piccolo. In primo luogo le donne in esame erano solo 34, 16 donne seguivano la dieta gluten free, mentre altre 18 non avevano avuto nessun intervento dietetico, quindi non è dato sapere se mangiassero bene o meno. Le 16 donne che seguirono la dieta gluten free effettivamente hanno ottenuto una riduzione degli anticorpi contro la tiroide, ma allo stesso tempo si sono poi dimostrate positive agli anticorpi alla trans-glutaminasi, quindi potenzialmente celiache [23].

    Situazione simile in un altro studio in cui una dieta gluten free ha dato miglioramenti per l’ipotiroidismo, ma parliamo di donne allo stesso tempo affette da celiachia[24].

    In altri studi invece è stata studiata l’associazione tra celiachia e Hashimoto. Ma addirittura non sono stati evidenziati vantaggi a seguito di 1 anno di dieta senza glutine nella progressione dell’Hashimoto e nella riduzione degli anticorpi anti TPO e Tg [25],[26].

    Allo stato attuale delle evidenze scientifiche una dieta senza glutine viene raccomandata solo a chi è affetto da tiroidite autoimmune in concomitanza con celiachia o sensibilità al grano[27].

    Essendoci spesso una correlazione tra Hashimoto e celiachia, molti autori invitano ad effettuare degli esami e verificare un eventuale celiachia o una sensibilità al glutine non celiaca. Ricordo che la celiachia comporta malassorbimento intestinale, sia di farmaci che di nutrienti come vitamine e sali. A maggior ragione se persistono i sintomi anche se in terapia con la levotiroxina (astenia, stanchezza, capelli fragili, TSH ancora elevato, ecc…). Alcuni studi dimostrano come un eventuale malassorbimento intestinale rende ad esempio necessaria una dose superiore di levotiroxina per essere efficace. In patolgie come la celiachia o la sensibilità al grano un miglioramento dei sintomi dell’Hashimoto potrebbe anche essere dovuto proprio all’esclusione del glutine per questi motivi [28].

    Un eventuale malassorbimento rischia di impoverire la dieta di ferro, zinco, iodio e selenio. Il selenio è un altro elemento fondamentale per un buon funzionamento della nostra tiroide. Una sua introduzione adeguata con la dieta si è dimostrata anche utile nel ridurre gli anticorpi anti tiroide e miglioramento delle funzioni tiroidee [29].





    Ricorda sempre:

    Vige sempre il buon senso. Se mangi male a 360 gradi, non sarà la sola eliminazione di alcuni alimenti a farti del bene, piuttosto, cura la tua alimentazione sotto ogni aspetto e otterrai sicuramente un miglioramento della tua salute.

    Inoltre evita il fai da te. Ogni cambiamento della tua alimentazione, soprattutto se consiste nell’eliminazione di uno o più gruppi alimentari, andrebbe sempre discussa con il proprio medico o endocrinologo ed elaborata da professionisti competenti. Infatti, in caso di reale necessità di escludere uno o più alimenti dalla propria alimentazione è di fondamentale importanza la sostituzione con alimenti congrui e dall’equivalente valore nutrizionale. Viceversa, si rischia di incorrere in serie carenze nutrizionali che possono a lungo andare compromettere la tua salute.

    Bibliografia

    [1] Ministero della salute - linee guida CREA per una sana alimentazione (sintesi) - 2019

    [2] CREA linee guida per una sana alimentazione (completo) - 2019

    [3] Istituto Superiore di Sanità per la prevenzione - 2020

    [4] Iodine and thyroid function - 2014

    [5] LARN tabelle ultima revisione 2014

    [6] BDA - Banca Dati Composizione Alimenti per gli Studi Epidemiologici in Italia

    [7]Documento del Ministero Della Salute pubblicato nel 2021

    [8] Iodine, Seaweed, and the Thyroid - 2021

    [9] Dietary genistein inactivates rat thyroid peroxidase in vivo without an apparent hypothyroid effect - 2000

    [10] Effects of soy protein and soybean isoflavones on thyroid function in healthy adults and hypothyroid patients: a review of the relevant literature - 2006

    [11] Soy protein isolates of varied isoflavone content do not influence serum thyroid hormones in healthy young men - 2007

    [12] Systematic Review and Meta-analysis on the Effect of Soy on Thyroid Function - 2019

    [13] EndocrinologiaOggi

    [14] Summaries for Patients from Clinical Thyroidology (from recent articles in Clinical Thyroidology) - 2013

    [15] Leaky Gut and Autoimmunity: An Intricate Balance in Individuals Health and the Diseased State - 2020

    [16] Leaky Gut As a Danger Signal for Autoimmune Diseases - 2017

    [17] All disease begins in the (leaky) gut: role of zonulin-mediated gut permeability in the pathogenesis of some chronic inflammatory diseases - 2020/

    [18] Intestinal Barrier Function in Gluten-Related Disorders - 2019

    [19]Rapid disruption of intestinal barrier function by gliadin involves altered expression of apical junctional proteins - 2005

    [20]Gliadin, zonulin and gut permeability: Effects on celiac and non-celiac intestinal mucosa and intestinal cell lines - 2006

    [21] Effect of Gliadin on Permeability of Intestinal Biopsy Explants from Celiac Disease Patients and Patients with Non-Celiac Gluten Sensitivity - 2015

    [22] Effect of Gluten-Free Diet on Gut Microbiota Composition in Patients with Celiac Disease and Non-Celiac Gluten/Wheat Sensitivity - 2020

    [23] The Effect of Gluten-Free Diet on Thyroid Autoimmunity in Drug-Naïve Women with Hashimoto's Thyroiditis: A Pilot Study - 2018

    [24] Prevalence of coeliac disease in patients with thyroid autoimmunity - 1999

    [25] Thyroid-related autoantibodies and celiac disease: a role for a gluten-free diet? - 2002

    [26] Gluten-free diet and autoimmune thyroiditis in patients with celiac disease. A prospective controlled study - 2012

    [27] Current Evidence on the Efficacy of Gluten-Free Diets in Multiple Sclerosis, Psoriasis, Type 1 Diabetes and Autoimmune Thyroid Diseases - 2020

    [28] Whether a Gluten-Free Diet Should Be Recommended in Chronic Autoimmune Thyroiditis or Not?—A 12-Month Follow-Up - 2021

    [29]Effect of selenium on thyroid autoimmunity and regulatory T cells in patients with Hashimoto's thyroiditis: A prospective randomized-controlled trial - 2021